
Un amico carissimo, che di mestiere fa il CIO, evidente esausto della definizione “Digital Transformation”, ha partecipato ad un evento pubblico con un intervento dal titolo: la Digital Cippa Lippa.
L’esordio provocatorio ha riscosso un successo inaspettato ed un applauso spontaneo, quasi liberatorio, ha premiato la prima slide della sua presentazione. I presenti hanno subito decodificato la natura della Cippa Lippa, ne hanno condiviso la carica ironica e hanno provato un improvviso sollievo nell’ascoltare un collega che finalmente sovvertiva la classica ossequiosa venerazione che si riserva al Totem del momento: la Digital Transformation.
Un po’ come Fantozzi che, in un impeto di temerarietà, urla: “La corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca!”.
Perché si sta diffondendo questa inattesa intolleranza nei confronti del termine Digital Transformation? Semplice: perché non significa niente. O forse significa talmente tanto che la sua declinazione in una qualche direzione pratica sembra impossibile.
L’abuso di questi ultimi mesi è insostenibile: eventi, corsi, tavole rotonde, master universitari, proliferano e amplificano questo mantra digitale, danno sostanza alla più indefinita delle mode tecnologiche, agiscono senza scrupoli sul desiderio dell’essere umano di essere digitale (ovvero in linea con quella Digital Age tanto esclusiva e confortevole che le nuove tecnologie ci riservano).
Le motivazioni del dissenso sono evidenti: gli addetti ai lavori, che da decenni si dedicano all’informatica, che con fatica in questi anni hanno racimolato budget esigui da dedicare alla loro attività, si ritrovano improvvisamente travolti da un’ondata di discutibili strategie, di presunti modelli tecnologici che fanno del Digitale una mirabolante leva del cambiamento.
La reazione era prevedibile: “Cosa abbiamo fatto noi in questo frattempo??? Più di venti anni dedicati alla progettazione digitale e non ci ha mai filato nessuno…”. Ancora più intollerabile quella strana sensazione di essere “inadatti”, quella spiacevole impressione di essere “superati” da un trend impulsivo che, pressando sul tasto della contemporaneità, spiazza le logiche del settore ed elimina d’emblée ogni spazio di ragionamento sostenibile.
Ma adesso con calma elenchiamo i tormentoni e i paradossi della Digital Transformation:
Entro il 2025 il 60% dei progetti di digital business transformation non si compiranno, non riuscendo ad anticipare e a conformarsi al nuovo ecosistema di business digitale”.
Il mondo è indiscutibilmente in una fase di cambiamento radicale, direi di vera e propria mutazione. Ma è riduttivo attribuire al Digitale tutte le leve per afferrare i benefici che questa rivoluzione può offrire. L’attenzione deve concentrarsi sulle persone, sulla loro capacità creativa, sulla possibilità reale di condividere le esperienze lavorative e la conoscenza cumulata (che non è solo tecnologica). Il resto è solo cippa lippa.
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